Come (non) adattare un personaggio: sulla caratterizzazione grafica di Evenstar ed Elessar

LEGGI LA PRIMA PARTE: che cos’è adattare e il falso mito della fedeltà assoluta

LEGGI LA SECONDA PARTE: l’importanza del pubblico di riferimento e la necessità di rispettarlo

LEGGI LA TERZA PARTE: premesse sulla caratterizzazione grafica

LEGGI LA QUARTA PARTE: sulla caratterizzazione grafica di Arwen

Una scelta che è interessante osservare è quella che concerne l’adattamento di due gioielli molto particolari che sono proprietà di Arwen: l’Elessar e il gioiello bianco che-nei film-viene indicato come Evenstar. Nei libri Arwen possiede un gioiello bianco senza nome che, finita la guerra, dona a Frodo. Il gioiello che invece sancisce l’amore e presagisce il futuro matrimonio tra lei e Aragorn è l’Elessar, la stessa da cui poi l’erede di Isildur prenderà il proprio nome da sovrano. Nei testi viene descritta come una spilla a forma d’aquila nella quale è incastonata una gemma verde. Tale gioiello era appartenuto inizialmente a Galadriel, poi donato alla figlia Celebrian e da lei alla figlia Arwen; tornato nelle mani della Dama del Bosco d’Oro, ella lo ha donato ad Aragorn secondo i costumi degli elfi che prevedono che la madre della sposa (in questo caso la nonna) doni allo sposo un gioiello come una sorta di dote.

Nei film si è scelto di far svolgere la funzione dell’Elessar al gioiello bianco, a cui viene dato il nome di Evenstar, modificandone anche leggermente la storia. L’Evenstar, nei film, è una collana dalla forma chiaramente femminile, e viene donato da Arwen ad Aragorn come simbolo del suo amore e della sua volontà di rinunciare alla propria immortalità e “luce” per donarsi a lui, per vivere con lui. Non è infatti un caso che, nella Trilogia cinematografica, ci si riferisca tanto al gioiello quando alla figlia di Elrond con il titolo di Evenstar, Stella del Vespro.

Nei film il gioiello simboleggia visivamente il profondo legame tra Aragorn e Arwen, chiaro per tutti, spettatori e personaggi. Galadriel riconosce il gioiello, ne comprende il significato e, implicitamente, dà la sua benedizione all’unione; la prima cosa che fa Legolas quando vede Aragorn giungere intero al Fosso di Helm è rendergli la collana, riconoscendo il profondo significato che essa ha per il dunadain; perfino Eowyn, vedendo il gioiello, capisce che Aragorn è “già impegnato”, o quanto meno lo è stato fino a non molto tempo prima.

Rispettare precisamente la storia dell’Elessar sarebbe invece stato un errore.

La dote per una sposa è un elemento che non fa più parte della cultura moderna e che, senza una spiegazione esplicita e adeguata, sarebbe stato difficilmente riconoscibile. Avrebbe fatto sorgere ancora più interrogativi vedere Galadriel donare la gemma ad Aragorn, e avrebbe richiesto un’ulteriore e lunga dissertazione sui vari alberi genealogici elfici e sulle loro usanze e costumi. Tutto ciò avrebbe inutilmente allungato e appesantito la narrazione e il procedere della trama principale in un momento inadeguato quali sono come gli ultimi minuti del film che precedono il gran finale e lo sciogliersi della Compagnia. Lasciando invece che sia Arwen a fare dono di un gioiello, oltre ad accorciare i tempi, consente di mostrare in piena luce la risolutezza della principessa che, senza consulti o intermediari, sceglie a chi donare il proprio amore, rispecchiando di fatto una scelta nei testi avvenuta alcuni anni prima.

Anche la volontà di servirsi della collana bianca e non dell’Elessar ha una motivazione che risiede nell’estetica dei due gioielli. L’Elessar è una spilla dalla foggia, se così si può dire, “unisex” e quindi facilmente indossabile da maschi e femmine; se Arwen avesse consegnato un gioiello simile ad Aragorn, sarebbe potuto sembrare un semplice regalo, magari realizzato apposta per il dunedain. Qualcosa di molto bello ma che manca dalla forza e del profondo carattere personale che invece possiede il donare a una persona cara qualcosa che è invece proprio, un oggetto caro a cui si sceglie di rinunciare per il bene dell’altro e che, in questo caso, funziona come immagine e metafora della rinuncia dell’immortalità da parte di Arwen per amore di Aragorn.

Da qui la scelta di servirsi dell’Evenstar piuttosto che dell’Elessar, una scelta ponderata e adeguata, che tiene sempre conto tanto del materiale originale, quanto dei propri mezzi e pubblico. Tutta questa cura riservata anche ai piccoli dettagli, insieme alla comprensione e sfruttamento del materiale originale e delle potenzialità e limiti del mezzo visivo, contribuiscono a formare e adattare adeguatamente il personaggio dal libro al film, facendo sì che, tramite l’immagine, si possa conoscere ciò che nel libro era mostrato dalla penna dell’autore e dalla creatività del lettore.

L’approfondimento sull’adattamento continua tra una settimana.

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